Dal 1971 al 1980

1973

A Satyrion, l’antico centro legato alle vicende storiche delle origini spartane di Taranto, si è continuato lo scavo della spianata nei terreni di proprietà Longo, tutta interessata da buche e intagli nella roccia in relazione alla presenza sul luogo di un insediamento dell’VIII-VII sec. a.C., occupato in età romana repubblicana da una fattoria di grandi proporzioni.

Le esplorazioni di quest’anno si sono svolte ai margini orientali di quella doppia strada d’età arcaica, dove, quasi sul ciglio di un dirupo che digrada verso il canale della fonte Satiria, si è rinvenuta una platea scavata nella roccia e disseminata di grossi blocchi sconvolti dai lavori agricoli e sicuramente pertinenti ad un sacello forse collegato col culto della Ninfa Satyria. Estendendo lo scavo alla falaise sottostante abbiamo messo in luce la stipe votiva, franata tutt’intorno e raccolta a mucchi fra i massi e la terra dello scoscendimento. Insieme a numerose terrecotte di un tipo di divinità seduta e più frequentemente stante, col corpo xoanico e le mani protese, il viso pieno incorniciato dalle trecce ricadenti sugli omeri dalla chioma raccolta dentro l’alto polos svasato (tav. LXXVI,l), si è rinvenuta numerosissima ceramica corinzia, laconica, ionica e attica a figure nere oltre che vasetti votivi grezzi presenti a centinaia di esemplari e vasellame d’imitazione corinzia prodotto certamente a Taranto (tavv. LXXVI,2, LXXVII,l).

Notevole la scoperta fra la massa del materiale fittile, in assoluta predominanza, di una mano marmorea di piccole dimensioni che doveva appartenere ad una statuetta non più alta di m. 0,35. Al riguardo mette conto di rilevare che a Berlino (Staatliche Museen) trovasi una statuetta acefala di kore arcaica (circa 520 a.C.) mutila delle mani e di m. 0,35 di altezza, proveniente proprio da Saturo. Appare pertanto suggestiva l’ipotesi che il piccolo reperto appartenga appunto alla kore di Berlino, squisito prodotto d’arte tarantina. La presenza nella stipe di ceramica attica a figure rosse e di tipo proto-italiota ci aiuta a fissare agli ultimi decenni del V secolo i termini cronologici estremi del santuario, il quale, anche per il riferimento ad un probabile culto ninfale, presenta notevoli affinità con quello di «S. Biagio», nel retroterra di Metaponto.

A Taranto si è continuata anche quest’anno l’esplorazione del circuito delle mura urbane del V secolo a.C., giungendo in prossimità di una delle porte principali della città (tav. LXXVII,2). In fase avanzata di esecuzione sono inoltre i lavori di demolizione delle sovrastrutture che imprigionano le colonne superstiti del tempio detto di Poseidon e si spera di poter presto ultimare le opere di definitiva sistemazione della zona, il cui programma di realizzazione è finanziato dalla Cassa per il Mezzogiorno.

FELICE GINO LO PORTO