Dal 1971 al 1980

1977

Nuovi scavi nella città bimare hanno chiarito alcuni problemi riguardanti una delle porte delle antiche mura; inoltre un gruppo di circa 50 tombe, rinvenute durante i lavori per la costruzione dell’edificio del nuovo Tribunale, ha restituito qualche ricco corredo del IV-III sec. a. C. con vasi apuli e oggetti in oro di squisita fattura tarantina.

A Saturo, sede dell’antica Satyrion, si è ripresa una fruttuosa campagna di scavi in quel suggestivo luogo della vallecola della fonte Satyria forse in origine consacrato al culto della Ninfa eponima, figlia leggendaria di Minosse e madre dell’eroe Taras, a cui si sovrappone quello chtonio e di provenienza spartana di Persephone-Kora, al quale più tardi sembra riunirsi il culto di Afrodite sotto l’influsso di Taranto.

Le nuove scoperte pare abbiano dato ulteriore conferma a questa ipotesi. Infatti, fra ricchi materiali della stipe arcaica, in cui figurano eccellenti prodotti di coroplastica dedalica (tav. LVI, 1), statuette di tipo ionico, ceramica radia, corinzia, laconica e attica a figure nere e a figure rosse, risaltano frammenti con iscrizioni dedicatorie a Γ AIA, il nome tarantino di Persephone; mentre si è fortunatamente ritrovato un frammento dell’orlo dell’anfora di Exekias, che colma la lacuna della dedica incisa alla basilis, l’epiteto per eccellenza tarantino di Afrodite: Λεοχράτεια ἀνέΘεχε τᾶι βασιλίδε.

Di notevole importanza, inoltre, la scoperta di un sacello di età classica con ancora in posto una statua marmorea acefala del IV sec. a. C. (tav. L VI, 2), forse la stessa Afrodite. Interessante il rinvenimento di statuette raffiguranti Satyria e Taras sul delfino, le quali richiamano l’antico culto locale della Ninfa. È invero sorprendente il ritrovamento in luogo nascosto a ridosso delle pendici scoscese dell’altura, di un ripostiglio con monete di argento del IV sec. a. C., cioè stateri e dioboli di Taranto, Thurii ed Heraclea, aurei dell’età del Molosso (334-330 a. C.) (tav. LVII, l), oggetti di oreficeria (tav. LVII, 2) ed uno splendido cammeo inscritto con Telephos, l’eroe omerico (tav. LVII, 3).

FELICE GINO LO PORTO