Dal 1991 al 2000

1993

Nella città di Taranto, intenso è stato il controllo dei cantieri per opere pubbliche e per interventi edilizi privati.

Accenno soltanto all’asse viario individuato in piazza Maria Immacolata; ai resti di strutture murarie ed al battuto stradale in via Aristosseno; al tratto di necropoli di età classica ed ellenistica portato alla luce in via De Carolis; alla domus con pavimento musivo a ciottoli neri e tessere bianche scoperta in via Mazzini, databile al II secolo a.C.; alle tombe della necropoli ellenistica in corso Piemonte e nelle vie Molise, Salento, Friuli e Abruzzo.

Cito altresì la sistemazione della tomba a camera di via Polibio, realizzata anche grazie alla fattiva collaborazione del proprietario dell’immobile in cui essa si conserva». Ricordo infine la prosecuzione delle ricerche al tempio arcaico sotto il San Domenico nella Città Vecchia31; l’avvenuta definizione dell’antica linea di costa, con l’individuazione di strutture probabilmente difensive e di una tomba arcaica, nell’ambito dei lavori di sistemazione del lungomare in corrispondenza del Borgo 32; ed il completamento delle ricerche nell’area del cosiddetto tempio di Poseidon in Piazza Castello33.

Per quanto riguarda le attività svolte dalle (o nelle) sedi in cui si articola la nostra Soprintendenza, numerose difficoltà si sono ereditate dagli anni precedenti riguardo al funzionamento di quelle maggiori, ancora bloccato in alcuni settori o quanto meno insoddisfacente per la più volte denunciata sproporzione fra gli spazi, sempre più ristretti, e il personale, accresciutosi ora anche per le assegnazioni temporanee di obiettori e, soprattutto, di cassintegrati gestiti dalla GE-PI per progetti socialmente utili.

Per quanto attiene la sede istituzionale di Taranto, spiace ricordare ancora una volta la costanza, certo degna di miglior fine, con cui la Direzione Generale del Demanio ha continuato a negarci, nonostante ogni sforzo nostro e della locale Intendenza di Finanza, la concessione in uso di un bene che pure è ormai iscritto nel demanio storico-artistico dello Stato, con il conseguente ritorno all’erario di una prima tranche dei finanziamenti a suo tempo ottenuti attraverso le Leggi 449 del 1987 e 67 del 1988: mi riferisco al complesso del Sant’Antonio (già Casa Circondariale di Taranto), in cui si era individuata una nuova possibile sede per i laboratori della Soprintendenza, da tempo fermi o inefficienti, e per gli ormai saturi depositi del materiale archeologico.

Per quanto riguarda il progetto FIO relativo al «Polo Museale Tarantino», invece, quando già sembravano avviati a conclusione i lavori nel complesso del San Domenico (tav. LXII,2), individuato quale nuova sede per gli uffici della Soprintendenza, e già si stava per iniziare il consolidamento fondale del San Pasquale, sede storica, ma ormai del tutto insufficiente, del Museo e della stessa Soprintendenza, proprio in questi giorni è intervenuta una inopinata sospensione da parte della Direzione Lavori, che non posso non auspicare di brevissima durata, date le condizioni di assoluta invivibilità in cui si dibatte la nostra sede istituzionale e la fisiologica senescenza del nostro maggior museo (di cui, comunque, riparleremo più avanti).

Presso lo stesso Museo Nazionale di Taranto una mostra didattica, tuttora visitabile, si è inserita nei programmi della Settimana della Cultura Scientifica; allestita in collaborazione con il locale Istituto Talassografico e con il Museo Provinciale di Brindisi, essa è volta a illustrare le vie e il contenuto dei commerci intrattenuti dalla Puglia nell’antichità soprattutto attraverso i porti di Taranto e Brindisi, esponendo altresì per la prima volta reperti eccezionali come un’anfora attica (da collezione) della cerchia del Pittore di Meidias, con l’apoteosi di Eracle.

Ancora a Taranto, la Soprintendenza ha collaborato alla realizzazione, presso il Castello Aragonese, di una mostra sul restauro ceramico (tav. LXIII,1) promossa dall’Istituto Statale d’Arte di Grottaglie, alla quale hanno partecipato vari analoghi istituti di altre regioni d’Italia.

GIUSEPPE ANDREASSI